Chiesa Parrocchiale di Castelcerino
Cenni Storici
« In Santa Maria Maddalena di Castelcerino fino dall’anno 1219 vi erano due conventi, uno di monache e l’altro di canonici dell’Ordine di S. Marco di Mantova, che seguivano la Regola di S. Agostino. Essendosi estinti questi canonici di Mantova, nel Capitolo Generale dell’Ordine, tenuto nella città di Parma il 28 maggio 1263, la chiesa di S. Maria di Castelcerino fu unita al monastero di S. Leonardo di Verona, colla sua casa canonica ed i suoi beni, come s’impara dal seguente brano del detto Capitolo Generale: …… Priores et Fratres congregati ad Capitolum Generale faciendum per se, et suos successores, dederunt et concesserunt Domino Buonzuanno Priori s. Leonardi de Verona……. Omnia jura, omnes actiones, et rationes, utiles et directas, reales et personales, Cuviles et Ecclesiasticas, et alias quascumque, quae et quas dicti, frates ……. Ordinis Sancti Marci habere consueverunt tam in spiritualibus, quam temporalibus in Domo Santae Mariae de Castri Ezelino Diocesis Veronensis ….. quamadmodum Fratres, vel Sorores Castri Ezelini habebant, tenebant et posside bant……. Etc (Biancolini Chiese di Verona libro III P 263)
Il monastero di S. Leonardo col trapassar del tempo caduto in miseria per debiti, i canonici l’abbandonarono. Gregorio XII l’anno 1407 lo ha conceduto ai canonici lateranensi, i quali nel 1565 ottennero da Pio V° la dignità abaziale, ed allora la Chiesa di S. Maria Maddalena venne eretta in Parrocchia, (Stato personale del Clero di Verona 1884 p. 43, e 1891 p, 49) costituendo il beneficio parrocchiale coi beni dei due conventi, e dividendo i diritti di decima dei canonici fra i chierici di S. Giorgio d’ Illasi, ai quali spetta l’obbligo delle riparazioni alla chiesa della nuova parrocchia.
L’antica chiesa di S. Maria Maddalena essendo per vecchiezza rovinata, ne fu edificata un’altra in altro luogo, e di essa solo rimane il nome ai terreni del beneficio, chiamati le Maddalene. La nuova parrocchiale fu dedicata a S. Nicolò e Sant’Alberto. Non è mal fondata l’opinione, che il secondo protettore le sia stato aggiunto. Per istanza dei Conti Alberti, i quali. Come eredi degli Eccellini da Romano, erano padroni di quasi tutto Castelcerino; ed anche avevano ottenuto di cambiare il nome del Castel d’Eccellino, coll’altro di Castel degli Alberti.
Questa parrocchia situata sulla cima dei monti a nord di Soave, ed ora sua frazione, fu più volte teatro di guerra. Sul monte Bastia deve il nome ad una fazione militare avvenuta in quel luogo nel 1437 tra il Gattamelata ed il Piccinino, famosi Capitani di quel tempo, e nella quale questa punta quasi arida fu munita di bastite. Nel secolo susseguente fu Castelcerino abbruciato, come narra il Rizzoni : Adi 20 zugno 1216 el Signor Marco Antonio Colonna con una parte de lo esersito, che era in Verona, andò fora da porta del Vescovo e andò a Soave, et per quelle ville li intorno facendo grandissimi danni, et adi 25 dieto ritorno in Verona, prima avendo sachezado tutte quelle ville li intorno. Et brusando etian la volla del Castel Icerin (Biancolini Cronaca del Zagata Vol I parte II pag 181)
In questo secolo poi il 29 e 30 Aprile e I° Maggio 1809 l’Arciduca Giovanni d’Austria, ed il Viceré Eugenio Beaubarnais si contesero la forte posizione di Castelcerino. Dalla Bastia alla contrada di Fittà tre battaglioni della guardia reale italiana, e dei vileti, opposero una eroica resistenza contro più di sei freschi e grossi battaglioni austriaci; ma oppressi dal numero dovettero ritirarsi, lascinado sul campo il generale Sorbier gravemente ferito, e molti ufficiali morti. Fu allora che il capo battaglione Porro, con il suo I° di linea, scese da Illasi in loro soccorso, e menando aspramente le mani, liberò dai nemici persecutori, sconfiggendoli, e togliendo loro ben 250 uomini con tre ufficiali. Frazione ardita e lunga quantunque sfortunata. Quei di Castelcerino poi soffersero saccheggi e spaventi. ( Nicolis Benedetto – Battaglia di Castelcerino. Verona Franchini 1889 e illustrazione militare italiana. Anno VI I° maggio 1892 N° 152 Milano )
L’attuale chiesa parrocchiale fu eretta nel presente secolo, e dell’antica si veggono ancora alcuni ruderi. Dell Chiesa parrocchiale del secolo XVI esiste il battistero di pietra dura, a forma quadrata con alcune decorazioni intagliate, ma quasi inservibile. In sacrestia vecchia vi ha un quadro, che rappresenta S. Maria Maddalena, molto deperito ed a basso dipinto un devoto, certo colui che l’ha fatto dipingere: esso era nella chiesa antica dei canonici e delle monache. Opera antica. Nella Chiesa parrocchiale all’altare a destra la pala col Cristo in Croce, ai piedi la Madonna, S.Maria Maddalena, e S. Giovanni. Essa è attribuita a Paolo, non credo Caliari, ma Farinati.
Nel canto della casa canonica, che guarda la strada si vede un antico monumento che consiste in una grande pietra angolare. Dalla Parte dell’orto, vi ha, tra due colonnette a spira e che finiscono a pigna, un incavo piano, che forse portava una qualche epigrafe, oppure serviva da esporvi qualche brigante colla iscrizione della condanna. Infatti vi sono infissi due grossi anelli di ferro, e nell’ angolo sulla strada vi ha scolpito un uomo che sembra seduto quasi giudice, ma deformato dalla petulamza giovanile che lo prese di mira coi sassi. Sotto alla lapide incavata vi è scolpito un pavone in alto rilievo, e al di sopra una pietra sporgente con rose o stele ad otto foglie ed il nome di Bonomo, Dentro la canonica, a mezza scala, vi è murata una pietra sulla quale è inciso un arco acuto, ed in mezzo una croce quadra incisa, e a destra vi è pure inciso il nome di Bonomo; questo nome è pure inciso in altra pietra fra due incisi rotondi; questa è murata nella parete della casa stessa versoi il cortile. Questo Bomomo potrebbe essere stato un grande possidente o sindaco con diritto di giudicare. Famiglie di questo cognome vi sono in Castelcerino ed in Soave anche al presente.»
Da " Chiese di Soave " di Don Fiorente Castagnedi Edizione 1896
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